La parola sogno viene dal latino somnum. Strettamente parlando, l'atto
di sognare dovrebbe chiamarsi sogno, ma nel nostro linguaggio abituale
siamo soliti esprimerlo con il verbo sognare. Il sogno
è naturalmente collegato al dormire ovvero allo stato in cui
il nostro organismo si rilassa e si riposa. Contrariamente
all’ azione di risveglio, nel sogno sono tipici i bassi
livelli di attività fisiologiche, come la pressione
sanguinea, la respirazione e il ritmo cardiaco. Il sognare non
è un processo volontario, ma è un processo
mentale involontario nel quale emergono informazioni e immagini
immagazzinate nella nostra memoria, generalmente collegate alle
esperienze vissute nella giornata precedente.
Il sognare conduce il sognatore ad un terreno irreale ed effimero,
composto da immagini, suoni, pensieri e perfino sensazioni; molte volte
i ricordi del sogno si mantengono al risveglio e possono essere
semplici come un'immagine, un suono e un'idea o molto elaborati come
memorie di scene, personaggi, scenari ed oggetti. Ma c'è una
tendenza: è dimostrato che si ricordano più le
trame dei sogni che avvengono nella fase rem, ovvero il movimento
rapido degli occhi o rapid eye movement' in inglese, posto nell'ultima
fase del ciclo del sonno. L'atto di sognare è stato solo
confermato nella specie umana. A dire il vero, si pensa anche che i
mammiferi siano gli animali con maggiore possibilità di
sognare in quanto il loro ciclo del sogno è molto simile a
quello umano, e la cosa incredibile è che l' essere vivente
che passa più tempo in fase rem durante il sogno
è l'armadillo, non l'essere umano.
In quest’ ultimo secolo sono stati approfonditi numerosi
studi sulla conoscenza scientifica dei sogni. La tecnologia ha
semplificato l'avvicinamento a quello che potrebbe chiamarsi energia
del sogno. Scanners di alta tecnologia hanno rilevato che in molte
occasioni i sogni sono periodi di intensa attività cerebrale
che si ripetono tutte le notti in ogni paziente. Questo indicherebbe
che ogni persona ha una forma irripetibile ed unica di sognare,
poiché l'attività cerebrale che si vede sugli
schermi degli scanners mostra grafici molto simili in ogni paziente ma
completamente differenti tra essi.